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Euribor a un mese all'1%
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a tasso variabile

di Maximilian Cellino

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14 aprile 2009

Euribor a un mese all'1%. Il tasso interbancario continua a scivolare e oggi, martedì 14 aprile, ha toccato una soglia psicologica importante, destinata con tutta probabilità a essere abbattuta al ribasso nei prossimi giorni. E come era altrettanto prevedibile gli italiani tornano a guardare con grande interesse i mutui variabili, le cui rate sono ancorate proprio al bizzoso parametro interbancario. In base alle più recenti rilevazioni del broker Mutuionline, il 42,2% delle famiglie in procinto di contrarre un nuovo prestito casa nei primi tre mesi del 2009 ha richiesto il tasso variabile. Il fatto che soltanto il 26,4% lo abbia poi ottenuto non deve trarre in inganno (l'iter richiede tempo, e molte richieste giungeranno a compimento soltanto nei prossimi mesi), perché l'inversione di tendenza è chiara. Soltanto lo scorso autunno, quando gli Euribor viaggiavano oltre il 5%, di variabile non se ne voleva più sentir neanche parlare e tre italiani su quattro sceglievano il fisso.

Col variabile risparmi immediati del 10-25%…
Adesso la situazione sembra dunque cambiare di nuovo, anche perché scegliendo un variabile anziché un fisso si possono nell'immediato risparmiare circa 100-130 euro (10-25%, a seconda della durata del contratto) su un prestito da 100mila euro. Chi si accinge a stipulare un nuovo mutuo deve però evitare di farsi ingannare da tanta convenienza: gli euribor potranno scendere ancora (specie se la Bce taglierà nuovamente il costo del denaro ora all'1,25%) a breve, ma torneranno inevitabilmente a salire nel momento in cui la crisi economica e finanziaria sarà superata. Se non si vuole incorrere negli stessi errori di chi ha acceso mutui a tasso variabile vantaggiosi nel periodo 2004-2005 (quando gli Euribor erano scesi all'allora minimo storico attorno al 2%) salvo rimanere poi spiazzato dai rincari del 2007-2008, occorre dunque valutare la scelta con estrema attenzione.

…attenzione però al reddito disponibile
L'elemento in grado di fare la differenza, oltre alla difficilmente quantificabile propensione al rischio (o voglia di tranquillità) di ciascuno, è il reddito a disposizione del nucleo famigliare. Le banche sono in genere propense a concedere mutui le cui rate (mensili, trimestrali o semestrali) non superino per valore un terzo delle entrate del sottoscrittore. Ma come tutte le regole, anche questa deve essere applicata con un minimo di analisi, soprattutto in chiave prospettica: se è vero che col tempo gli stipendi sono destinati ad aumentare (specialmente se a stipulare il mutuo è una persona giovane e all'inizio della propria carriera lavorativa), è anche vero che il rapporto rata/reddito deve ragionevolmente tener conto di possibili incrementi della rata.

Valuta la sostenibilità del variabile
La regola del "terzo", in altre parole, può essere appropriata per chi contrae un mutuo a tasso fisso, la cui rata è certa fino al termine del piano di ammortamento, lo è un po' meno per chi sceglie il variabile, a maggior ragione in questo periodo di tassi ai minimi storici. Tanto per fare un esempio pratico, chi stipula oggi un prestito ventennale da 100mila euro ancorato all'Euribor 3 mesi (+spread 1,2%) versa 537 euro al mese che potrebbero però trasformarsi in 750 euro nel caso i tassi interbancari tornassero sui livelli massimi dello scorso ottobre: un rincaro del 40% (che può salire fino al 60% se il mutuo è trentennale), in grado di mettere in difficoltà molte famiglie. Su Mutui24 è possibile misurare la sostenibilità del mutuo variabile attraverso uno strumento che permette, inserendo i propri dati (ammontare, durata e spread), di determinare l'aumento teorico della rata mensile con gli Euribor dell'autunno 2008. Non è detto che un evento così negativo si verifichi di nuovo, ma se la cifra vi spaventa è forse opportuno ripiegare sul tasso fisso.

14 aprile 2009
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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